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Aromatari a Gromo
Già nel Quattrocento a Gromo è presente l’aromataro o speziale, che oltre a commerciare droghe per usi alimentari e tintori, basandosi su ricette e farmacopee prepara spezie per usi terapeutici. Nel volume Gromo nel XV secolo, Bortolo Pasinelli cita ad esempio “la farmacia del maestro aromatario Baldessare fu Vincenzo Dolci e le due farmacie di Daniele Bucelleni (…). Il Castello dei Bucelleni è anche dotato di apotecha o farmacia di cui è ‘aromatario’ (farmacista) nel 1498 Giovanni Marco di Marco Bucelleni. È venduta nel 1529 a Nicola Turrano (o della Torre) figlio di Giò. Agostino di Bergamo, esimio dottore in arti mediche”.
Giuseppe e Antonio Gonzales: farmacisti e musicisti
È dalla seconda metà del Settecento che è documentata un’ininterrotta presenza della farmacia a Gromo. In quel periodo lo speziale del paese è Giuseppe Gonzales, padre del musicista Antonio, maestro di cembalo di Gaetano Donizetti. Benché destinato alla spezieria, Antonio aveva rivelato un talento musicale proprio grazie agli insegnamenti del padre, che era anche organista nella chiesa parrocchiale di Gromo. È probabile che Giuseppe provenisse da Borgo Canale in Bergamo, come si legge nell’Ex libris sulla copia del volume Il nuovo tesoro degl’arcani farmacologici, galenici, & chimici, o spargirici, pubblicato a Venezia nel 1688 dal frate cappuccino Felice Passera di Bergamo.
Luigi Gonzales: chirurgo, sindaco di Gromo e farmacista pro-tempore
Alla morte di Giuseppe, il 17 aprile 1812, la farmacia rischia la chiusura. Un altro figlio di Gonzales, Luigi, dal 1799 chirurgo del paese, aveva prestato servizio dal 1798 al 1803 dal farmacista Carlo Santo Paganoni di Bergamo e affiancato il padre per diciotto anni. Tuttavia, per norme ancora attuali, non avrebbe potuto mantenere il doppio incarico di chirurgo e farmacista perché, per evidente conflitto di interesse, chi prescrive i medicinali, non può anche prepararli e venderli. Luigi è figura di spicco nel borgo: consigliere della Municipalità dal 1806, revisore dei conti nel 1807 e 1808, vaccinatore per la campagna antivaiolosa nel 1808 e 1809 e, infine, sindaco dal 1810 al 1814. Per non lasciare “sprovveduti di medicinali in luogo” gli abitanti di Gromo e Bondione, chiede nel 1812 una deroga alla Commissione di Sanità del Dipartimento del Serio per subentrare “al fu suo Genitore nella composizione e dispensa dei medicinali (…) sin a tanto che le riesca di ritrovar partito per la vendita che intende di effettuare della spezieria stessa” e ottiene un permesso temporaneo per continuare la farmacia di Gromo “a comodo di questi abitanti”.
1814: dai Gonzales ai Terzi
Il 29 agosto 1814 Luigi Gonzales vende la spezieria a Giuseppe Terzi, originario di Mornico dove la famiglia aveva una farmacia. L’atto di vendita contiene un inventario molto dettagliato di medicinali, utensili e mobili di cui Terzi diventa proprietario.
Accanto a fiori d’arnica, sabadiglia, strafusaria, cardamomo, cubebe e sangue di drago, figurano lapislazzuli, rubini e zaffiri, coralli e perle, stibio diaforetico, terra fogliata, oltre che spongia usta, unicorno e unghia d’alce. L’eterogeneità dei prodotti, sia per usi medicinali che per altre applicazioni, denota il persistere, ancora a inizio ‘800, di antiche tradizioni, la cui efficacia terapeutica era fondata più su credenze popolari che su riscontri scientifici. Inoltre, come era consuetudine nelle spezierie, accanto alla vendita di medicinali, permaneva l’esercizio della drogheria. L’11 novembre 1814, giorno di San Martino, Terzi si trasferisce nella casa-bottega presa in affitto dal Gonzales, nella “contrada di sotto Piazza” e costituita da una “stanza della stua”, una “camera”, un “atrio in cima alla scala”, una sala e una “camera superiore”.
Giuseppe Terzi chirurgo e farmacista
Quando Giuseppe Terzi acquista la spezieria di Gromo, il territorio bergamasco è da poco sotto il dominio austriaco. Anche Terzi è chirurgo e non potrebbe esercitare come farmacista, ma nel 1815 il sindaco del paese intercede presso le autorità: “Questo circondario possiede l’unico speziale Sig. Giuseppe Terzi di Mornico, che alla qualità di ottimo Farmaceuta congiunge non ordinarie cognizioni anche di chirurgia minore (…). Volendo procurare, per quanto mi è possibile il bene de’ miei amministrati, rivolgo le mie riverenti suppliche (…) pregandoli a volere permettere al lodato Sig. Terzi il doppio esercizio di speziale e della chirurgia minore a vantaggio di questi abitanti”. L’istanza del sindaco non resta ignorata, perché nel 1829, alla sua morte, Terzi risultava ancora chirurgo e farmacista del paese.
Di padre in figlio: Luigi Terzi senior
Alla morte di Giuseppe, dei suoi figli Francesco, Rosa, Luigi e Antonia nessuno è farmacista. Così Giuseppe Prestini di Palazzago, marito di Rosa, dirige il negozio per quattro anni, in attesa della laurea in farmacia di Luigi, conseguita a Pavia nel 1833: la continuità della farmacia di famiglia è così garantita.
Molti anziani di Gromo ricordano che la Farmacia-Drogheria Terzi, fino alla metà del ‘900, era nell’edificio alla confluenza tra le attuali via Locatelli e via Buccelleni. Questo edificio e il terreno attiguo furono acquistati tra il 1840 e il 1842 proprio da Luigi Terzi. Il terreno confinava con “l’Oratorio della B.V. detto Crosetta”, mentre la casa, al n. 4 della contrada Piazzola, era detta “Ometti”, dal nomignolo “Omet” con cui era noto in paese il precedente proprietario Pietro Olivari.
Una farmacia di “antica istituzione”
Dal matrimonio con Giulia Tempini, Luigi ha 7 figli: Enrico, Ercole, Tranquillo, Quirino, Achille, Lucia e Felice. Una discendenza numerosa, una speranza di continuità della farmacia di famiglia. Tuttavia, in una lunga vertenza tra il 1858 e il 1863, cioè nel periodo di passaggio dal governo austriaco a quello sabaudo, per ottenere il diritto a trasmettere per successione l’esercizio della farmacia di Gromo, Terzi dovette dimostrare che essa era di “antica istituzione”, intendendosi per “antiche” le farmacie attive prima del 1835. Ottenuta l’autorizzazione dal ministero dell’interno nel gennaio 1863, Luigi può guardare con maggior fiducia al futuro, contando sul figlio Achille allora ventenne e già praticante presso farmacie della provincia.
Ancora di padre in figlio: Achille Terzi
Achille Terzi, dopo le scuole ginnasiali a Clusone, nel 1859 ottiene la matricola per l’ammissione al tirocinio farmaceutico. Nel 1863, al termine di quattro anni di praticantato e in procinto di iscriversi alla facoltà di farmacia, viene richiamato nell’esercito. Destinato all’ospedale militare di Cremona, durante la licenza straordinaria del 1867 presta servizio presso la farmacia Pasinetti di Clusone. Richiamato al Corpo, è destinato all’ospedale militare di Livorno fino al novembre 1868, quando entra in congedo illimitato e si iscrive all’università di Padova, dove si laurea finalmente nel 1872. Nel 1873 muore suo padre e Achille subentra nella conduzione della farmacia di famiglia.
Ancora una generazione di farmacisti Terzi a Gromo: Luigi junior
Diventato farmacista di Gromo, Achille sposa Semillante Busetti. Nascono Felicita, Elisa, Luigi, Giuseppe, Armida, Arturo e Benvenuto, poi noto e valente chitarrista.
Al momento della morte di Achille nel 1902, nessuno dei figli ha i titoli per proseguire nell’attività paterna. Subentra provvisoriamente il dottor Gabriele Venturelli, mentre il terzogenito Luigi, abbandonato il progetto di diventare ingegnere, si iscrive alla facoltà di farmacia a Pavia, dove si laurea nel 1906. Dalla moglie Emma Bonsaglia avrà i figli Lydia, Armida (che studierà farmacia), Bianca, Rosanna e Pier Achille detto Tito, apprezzato fotografo delle montagne bergamasche. Nel 1953, la farmacia trasferisce la propria sede in Via Locatelli 2, poco distante dalla sede originaria.
Da Pier Giuseppe Licini alla famiglia Rebecchi-Taddei
Nel 1955, dopo oltre cento anni dall’arrivo del trisavolo Terzi di Mornico, l’ormai anziano Luigi decide di cedere l’attività di famiglia al farmacista Pier Giuseppe Licini, che la trasferirà in altro locale, sempre in via Locatelli. La prematura morte di Licini nel 1968 determina un altro passaggio di proprietà: nel 1969 la farmacia viene rilevata da Maria Teresa Rebecchi, nata nel 1928 a Pizzighettone. Sono gli anni della contestazione giovanile, dei movimenti operai e studenteschi, delle rivendicazioni portate avanti dal femminismo. In questo contesto sociale, si può comprendere la novità rappresentata da una donna, giovane farmacista, che con la famiglia, composta dal marito Antonino Taddei e cinque figli, decide di trasferirsi in Alta Valle Seriana per assumere la direzione della locale farmacia. Nel 1968 sono appena state varate le leggi di riforma del settore farmaceutico, note come Riforma Mariotti (leggi 221/68 e 475/68). Nel 1969 nasce Federfarma, la federazione dei titolari di farmacie private, che oggi conta più di 19.000 associate.
Punto di riferimento farmaceutico per l’Alta Valle Seriana
Nonostante le trasformazioni economiche e sociali degli anni Sessanta e le riforme nell’organizzazione del settore farmaceutico, per una farmacia di montagna come quella di Gromo la possibilità di far arrivare i medicinali a tutta la popolazione si basa ancora su metodi tradizionali, come il trasporto attraverso gli autoservizi pubblici della valle. Molto spesso i farmaci venivano affidati agli autisti, consentendo di essere rifornito in tempi rapidi anche a chi non aveva mezzi propri.
Oggi titolari della farmacia di Gromo sono le figlie della farmacista Rebecchi. Paola e Giovanna Taddei continuano l’attività iniziata dalla madre nella sede attuale di via Papa Giovanni XXIII, 56.